mercoledì 27 febbraio 2013

La Repubblica di Facebook


Oggi un paio di ragazzini di 12 anni al centro dove lavoro io mi hanno chiesto perché ci fosse tutto questo fermento intorno all’esito delle votazioni. Veramente non hanno detto proprio così per cui riporto il dialogo fedele della domanda e della spiegazione. (Giuro che è l’ultimo post sul tema anche perché è una variazione al dialogo con i miei figli)

“O’ Francè, ma perché tutto stu burdell per le lezioni?”
“Ragazzi le elezioni generano sempre dibattiti, discussioni, ma soprattutto malcontento”.
“Scusa allora a gent che va a vutà a fa?”
“Bisogna sempre andare a votare e soprattutto bisogna prima informarsi di ciò che propongono i candidati, di quali sono le loro promesse e di come avranno intenzione di governare il paese”.
“Ma kill so tutt’ mariuol”.
“Non tutti sono ladri. Ci sono anche tante persone oneste che cercano di fare gli interessi del paese”.
“Francè, papà dice che ‘e cazz’ cagn’n, ma e buc so’ semp’ ‘e stess”.
“O, ma che so ste volgarità”.
“Ma kill papà ‘o dice”.
“E’ vero che cambiano solo le persone e noi paghiamo sempre le conseguenze, ma dici a tuo padre che non è come Facebook che mette MI PIACE senza manco aver visto uno cosa ha scritto o cosa ha pubblicato”.
“Ma che ci azzecca Feisbuc?”
La scena politica italiana è come la piazza di Facebook. Molti hanno una pagina e cercano di avere quanti più MI PIACE possibile. Ci sono alcuni che li hanno conquistati uno ad uno quei 589 like e altri che ne hanno 12.345 perché li hanno comprati e non conoscono manco uno dei suoi fan”.
“Papà, ha vutat uno che tiene nu sacc ‘e MI PIACE”.
“Ognuno sulla sua pagina può dire e fare ciò che vuole creandosi anche una immagine di sé che non corrisponde al vero. Magari dici che ti piace la marmellata, mentre a casa non la mangi manco se ti sparano oppure scrivi frasi di poesie di autori famosi, ma a casa hai solo i libri di Totti”.
“Aggia capit a gente dice ‘e pall’”.
“La gente pur di vincere direbbe di tutto e le persone cliccano MI PIACE su quello che il tuo muro espone senza riuscire a vedere cosa c’è dietro veramente ed è per questo che si vince facile quando fai proclami affascinanti senza essere sostenuto da contenuti importanti e spalle forti”.
“Mia mamma invece dice che ci vo’ a rivoluzione”.
“Ho visto profili di persone che inneggiano alla rivoluzione seduti sul divano a vedere una partita di calcio e ricevere 12.456 MI PIACE. Stiamo diventando la Repubblica di Feisbuc dove si crea un partito o un movimento come una pagina del social network dove metti l’immagine di quando eri giovane e avevi i muscoli e il fisico asciutto, ma poi in realtà sei un cinquantenne “canuto e bianco” con gli occhiali”.
“Ma che è stu canuto e bianco?”
“E’ un modo che usa Petrarca per descrivere un vecchio?”
Ma ci sta stu Petrarca ngopp a Feisbuc? Aggia mettere MI PIACE”.
“Leggi la sua poesia, studiala e capiscila. Se ti piace allora lo voti, anzi lo clicchi e lo condividi altrimenti passa oltre”.
“Ma se nun mi piace pozz’ metter TI SCHIFO?”
“Se uno non ti piace eliminalo dagli amici perché non serve a niente averne così tanti e non poterti fidare manco di uno”.
“Sta bene Francè!”

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