lunedì 29 ottobre 2012

Mo te lo spiego a papà se gli animali parlano



Ognuno faccia le sue considerazioni su questo dialogo avvenuto in macchina tra me, DA1 e DA2.

“Si, pallano”.
“No, gli animali non parlano”.
“Siii, scemo”.
“No, non parlano, è per finta”.
“Siiii, e allora perché hanno la bocca?”
“Per fare i versi”.
“No, pallano”.
“Ho detto no gli animali non parlano”.
“Siiii, scemo. E come fanno a dire le cose?”
“Te l’ho già dettooooo, fanno i versi”.
“Io ho sentito che pallano”.
“E’ per fintaaaa”.

“Papà, ma è vero che gli animali pallano?”
“BAU, BAU, BAU”.
“Papààà e daiiiiii”.
“Si, parlano e fanno i versi”.
“Nooooooo, pallano solo”.
“Ma papà non è vero”.
“Hai ragione però lascialo stare perché a tuo fratello piace pensare che gli animali parlino”.
“Uffaaa papà però quando una cosa è vera non si può dire una bugia”.
“Si, però si può usare pure la fantasia”.
“Ma lui non capisce”.
“Siiii, scemo, scemo”.
“Papà fallo finire”.
“BAU BAU, finitela, BAU”.
“E daiiii papà”.
“Facciamo che uno la pensa come vuole che dite?”
“Si, i cani pallano”.
“No è una bugia”.
“Ma tu lo sai quando un cane ha fame come fa? E quando vuole che tu gli faccia le coccole? E quando si fa male? E quando vuole attirare la tua attenzione, lo sai come fa?”
“Si, papà io lo so”.
“Quindi se tu li capisci significa che un po’ parlano”.
“Però fanno i versi”.
“Ma perché tu non fai sempre mmmmmm, mmmmm quando ti lamenti o quando ti arrabbi?”
“BAU BAU BAU”.
“Hai visto, scemo”.

P.S. Anche S. Francesco d’Assisi parlava con gli animali per cui non fate troppo gli spiritosi sulle convinzioni di DA2 che è probabile anche che abbiate torto. L’unica certezza è però che lui proprio santo non sia, al massimo Fanta Sia.

venerdì 26 ottobre 2012

Mo te lo spiego a papà 7 luoghi dove divertirsi con i bambini

«Ragazzi oggi non si lavora e non si va a scuola».
«Evvivaaaaaaa».
«Papà ha organizzato proprio una bella sorpresa».
«E che sorpresa
... continua su Style.it

Foto: Style.it
 

martedì 23 ottobre 2012

Chi choosy e chi no

"Ma cosa hai sognato a papà che ridevi mentre dormivi?"
"Papà, ho sognato tutte queste persone che dicevano delle cose".
"E che dicevano?"

"Buongiorno vorrei fare l'insegnante"
"Ma lei è preparata?"
"Certo sono laureata e ho anche un master".
"Bene, sa come funziona?"
"Si certo, faccio 12 ore a settimana gratis e a fine mese firmo la busta paga che dimostra che mi avete pagato, ma che poi non è vero perché mi date il punteggio per la graduatoria".
"Per lei va bene?"
"Certo,  non sono choosy".

"Buongiorno vorrei fare l'ingegnere delle telecomunicazioni".
"Ha 5 anni di esperienza?"
"Veramente ne ho 3 fatti all'estero più il master".
"Bene, sa come funziona?"
"Si certo, faccio 36 ore settimanali divise in turni a vostro piacere per 500€ al mese e se un mio collega ha qualche problema cerco di aiutarlo perché il call center è una famiglia.
"Per lei va bene?"
"Certo, non sono choosy".

"Buongiorno vorrei fare l'operaio specializzato".
"Ma lei è preparato?"
"Si, ho un diploma e un corso di specializzazione".
"Bene, sa come funziona?"
"Si certo, faccio 50 ore settimanali a 700€ al mese con una pausa di mezz'ora e se ho un infortunio sul lavoro non posso dire dove me lo sono fatto altrimenti chiudete e non c'è più neanche questo lavoro". 
"Per lei va bene?"
"Certo, non sono choosy".

"Salve vorrei fare il Ricercatore all'Università".
"Ma lei è preparato?"
"Poco, però mio padre è il professor.."
"Non si preoccupi ho capito, non siamo choosy e per noi va bene".

"Salve vorrei fare il Consigliere Regionale".
"Ma è preparato?"
"Non tanto, ma mio padre è..."
"Tranquillo entri pure, non siamo choosy. E poi così si guarda intorno e magari trova anche altro".

"Salve vorrei fare il Direttore dell'Agenzia per le Varie ed Eventuali".
"Ma lei è preparato?"
"Quanto basta perché il partito..."
"Ho capito, va bene così, non siamo choosy".

"Papà, ma che significa choosy?"
"Niente di importante è un sogno, dormi tranquillo che da noi queste cose non succedono perché il nostro è un paese fatto da signori".
"Quali signori?"
"Signor Prefetto, signor Ministro, signor Direttore..."

venerdì 19 ottobre 2012

Mo te lo spiego a papà la questione dello scontrino e delle tasse

"Papà, ma a che serve quel foglio che ti ha dato il signore del bar?"
"Quello è lo scontrino".
"Ma lo scontrino non è quello che fanno le macchine?"
"Si anche, ma questo è un riscontro".
"Booooo".

Fonte: Web
"Ogni volta che qualcuno mi vende una cosa deve dimostrare che ha avuto dei soldi da me, mentre io con questo foglietto posso dire che li ho spesi".
"Papà, ma allora non è uno scontro".
"Proprio no anche se spesso può capitare che qualcuno non te lo voglia dare e allora un po' di scontro lo devi fare".
"E perché non te lo vogliono dare?"
"Perché più scontrini fai più significa che hai guadagnato e più tasse paghi. E uno non ci tiene proprio a pagare tante tasse".

"E che sono le tasse?"
"Sono il nostro contributo per far funzionare le cose".
"Ma se non funziona una cosa l'aggiusta il nonno".

"Si, ma il nonno mica può aggiustare le strade o curare i malati in ospedale o insegnare a scuola dei piccoli? Ci vogliono i soldi per pagare pure altre persone perché il nonno non ce la fa a far funzionare tutto".
"Lo aiuto io".
"Si, pure tu puoi aiutare a far funzionare le cose".
"E che devo fare?"
"Devi andare a scuola e rispettare le regole e le persone".
"E tu che fai invece?"
"Quello che fai tu, solo che in più io pago le tasse perché lavoro".
"E paghi un sacco di soldi?"

"Si, molti".
"E non le pagare tutte queste tasse perché poi non puoi comprare i giochi a me".
"Ma se non le pago tu non puoi andare neanche su quelli che ci sono al parco perché non si possono costruire".
"Allora paga papà. Però quelli che non pagano io non li faccio andare".
"Hai ragione, è una bella idea quella della ludo-finanza pure agli scivoli".

mercoledì 17 ottobre 2012

Mo te lo spiego a papà la nuova scuola e il senso di colpa



“A quest’ora si torna? Dove siete andati?”
“Alla festa di Francesco”.
“Bello, e ti sei divertito?”
“Si papà, c’erano tutti i miei amici quelli della scuola vecchia”.
“Bene”.
“Ma io voglio andare a scuola vecchia”.
“Lo so a papà, ma quest’anno hai cambiato perché stai andando alla scuola dove si imparano un sacco di cose”.
“Papà, ma io voglio giocare con Franci”.
“Si certo, possiamo fare che qualche volta lo invitiamo a casa nostra a giocare e qualche volta vai tu da lui”.
“Uffa, ma io voglio giocare sempre”.
“Amore guarda che in questa scuola nuova ci sono tanti amici e piano piano li conoscerai tutti a così vorrai giocare sempre con loro”.
“Si però Francesco ha i giochi che mi piacciono e facciamo sempre le cose insieme”.
Fonte: Web
“Hai ragione, Francesco, Fabrizio, Alice e gli altri sono i tuoi primi amici veri ed è bello che tu voglia stare sempre con loro però devi provare a giocare anche con i bambini della scuola nuova perché io so che sono davvero simpatici”.
“Ma quelli non vogliono essere i miei amici”.
“E che ne sai, glielo hai chiesto?”
“Si, e hanno detto di no”.
“Non ti preoccupare che non è vero, pure Fabrizio della scuola vecchia all’inizio diceva così”.
“Ma io voglio andare a scuola vecchia”.
“Tu lo sai che in questa scuola nuova le maestre leggono le favole sedute su un tappeto magico, fanno fare degli esperimenti con il microscopio e poi ci sono giorni che si colora con le mani su un lenzuolo gigante”.
“Si, peròòòòò…”.
“Però non ti preoccupare che chiuso un amico si apre un amicone”. (Non mi pare dicesse proprio così il proverbio.)

Speriamo bene perché sono alcune notti che sogno sempre questa conversazione con mio figlio da adulto:
“Per colpa tua non riesco ad avere più amici”.
“Ma io volevo darti una scuola migliore, per questo all’epoca decidemmo di cambiare istituto”.
“Si, ma io continuo a pensare ad Alice e non riesco a innamorarmi di nessuna ragazza perché penso sempre a lei”.
“Ti giuro che non è stato un capriccio, ma volevamo offrirti qualcosa di più stimolante”.
“Io sogno tutte le notti  i miei vecchi amici che mi dicono di essersi divertiti molto senza di me”.
“Perdonooooooooo…”
…e poi mi sveglio per fortuna.  Vade retro senso di colpa!

lunedì 15 ottobre 2012

Mo te lo spiego a papà una Domenica all'IKEA


“Papà dove andiamo a fare una passeggiata?”
“Non lo so adesso vediamo”.
“Amore vorrei tanto andare all’IKEA”.

Lo sapevo, prima o poi sarebbe capitato anche a me.
Il classico dei classici. MPS, di Domenica pomeriggio, che mi chiede di andare all’IKEA con la scusa dello Smaland.
“Si, papà andiamo daiii”.
“Va bene, visto che non ci siamo mai andati tutti insieme, andiamo”.
Logicamente per il traffico e la scelta dell’ultimo momento arriviamo dieci minuti prima dell’orario di chiusura dello Smaland.

“Mi dispiace signore, ma non è possibile neanche per cinque minuti perché abbiamo delle regole interne”.
TRAGEDIA
“Bambini mi dispiace, ma hanno delle regole interne e abbiamo fatto tardi”.
SUPER TRAGEDIA

Dopo un quarto d’ora trascorso a parlare con le regole interne di DA1 e DA2 troviamo un punto d’accordo: Area IKEA dei Piccoli.
Non credo che ci sia bisogno di illustrare quale inferno possa essere l’IKEA verso le 20, ma per arrivare all’allestimento per i bambini ci siamo fatti una processione che manco la via crucis a Pasqua.

“Papà possiamo giocare qui?”
“Si, ma fate attenzione agli altri bimbi”.
“Io entro nella tenda”.
“Io scivolo”.

In questo angolo del divertimento surrogato è bello osservare i diversi approcci dei genitori che si alternano. Ho trovato il papà che spiega come bisogna divertirsi, il papà che impreca sottovoce contro la moglie perché non voleva venire, il papà che non si fida di far entrare la figlia nella tenda dove c’è DA2, il papà che vede solo rapitori aggirarsi intorno al figlio, il papà competitivo pure sullo scivolo da cameretta, il papà dal monito facile.
Mentre guardo il papà che non ha capito che i trenini di legno esposti sono fissati sullo scaffale, MPS torna con il foglio dell’acquisto della Domenica.
Mica potevamo tornare a mani vuote. C’è sempre qualcosa che serve. Ora siamo tutti più contenti, anche io che ho qualcosa da raccontare e soprattutto da montareeeeeee.

P.S. La foto ritrae momenti del montaggio con MPS che si ostina a voler per forza leggere le istruzioni. Non capirò mai le donne!




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